Roma, 27 mar. - (Adnkronos Cultura) - Un santuario campestre con statue di bronzo e marmo, un satiro su mulo tipico del corteo di Dioniso, una figura umana che compie un sacrificio su un altare, un secondo edificio con scale e porticato e pergole con uva: questi gli elementi riconoscibili, tutti riconducibili al mondo dionisiaco, che emergono dai frammenti che compongono quella che può ritenersi “la più grande pittura pompeiana di paesaggio finora conosciuta”, come ha spiegato all’Adnkronos Cultura Stefano De Caro, direttore generale per i Beni Archeologici del ministero per i Beni e le Attività Culturali, presentando oggi l’affresco pompeiano, trafugato negli anni Settanta, illecitamente venduto e quindi finito all’estero, rinvenuto nel febbraio del 2008 dal Gruppo Tutela Patrimonio Archeologico della Guardia di Finanza.
L’affresco, del I secolo d.C., è attualmente affidato in giudiziale custodia a Palazzo Massimo di Roma ed esposto, a partire da oggi, nella mostra “Rosso Pompeiano”, aperta al pubblico fino al 1 giugno. Si tratta di un’opera eccezionale per le grandi dimensioni di 295 cm x 150 cm (solitamente i paesaggi pompeiani sono di dimensioni ridotte perché si inseriscono all’interno di decorazioni parietali più ampie) ed era stato sottratto negli anni Settanta insieme con altro materiale storico-archeologico proveniente dal saccheggio di siti campani.
L’affresco è stato rinvenuto nella casa parigina “del noto collezionista ed editore francese Jacques Marcoux - ha spiegato il Capitano Massimo Rossi, del gruppo Patrimonio Archeologico Guardia di Finanza - dopo una lunga indagine iniziata a Roma e che riguardava i traffici illeciti dei tombaroli che scavavano nella zona di Ceri e Cerveteri. Le opere trafugate venivano immesse sul mercato clandestino attraverso antiquari compiacenti, e proprio nella casa di uno di questi antiquari è stata rinvenuta la documentazione dell’affresco pompeiano, venduto 15 anni prima e rimasto dal 1982 al 1986 nel porto franco di Ginevra”.
Di questo straordinario affresco pompeiano, purtroppo ridotto in frammenti, purtroppo non si conosce l’esatta provenienza. “La persona che ha compiuto il furto negli anni Settanta è morta negli anni Ottanta - ha spiegato il Capitano Rossi - anche se la documentazione che accompagnava l’affresco lo faceva risalire al sito campano di Oplontis (città romana corrispondente all’attuale Torre Annunziata ndr)”.
Quello che sembra certo, per il momento, è che l’affresco provenga dall’area vesuviana, perché “i frammenti che lo compongono si possono chiaramente far risalire al ‘Quarto stile’, prevalente dopo il terremoto, con i suoi repertori standardizzati - ha aggiunto il direttore De Caro - proviene quasi sicuramente da una grande villa privata della quale forse decorava la parete del giardino. Non ritengo che sarà impossibile rintracciare l’edificio di provenienza e, magari, ritrovare anche i frammenti mancanti”.
Nel frattempo, i restauratori hanno parlato della necessità di procedere con la pulitura dei frammenti e magari con il reintegro delle parti mancanti ad acquerello o affresco, ma anche studiare meglio il posizionamento dei frammenti che non necessariamente potrebbe essere quello giusto. “Al termine della mostra - ha aggiunto il Capitano Rossi - è lecito pensare che l’affresco possa tornare subito alla soprintendenza competente”.
L’affresco, del I secolo d.C., è attualmente affidato in giudiziale custodia a Palazzo Massimo di Roma ed esposto, a partire da oggi, nella mostra “Rosso Pompeiano”, aperta al pubblico fino al 1 giugno. Si tratta di un’opera eccezionale per le grandi dimensioni di 295 cm x 150 cm (solitamente i paesaggi pompeiani sono di dimensioni ridotte perché si inseriscono all’interno di decorazioni parietali più ampie) ed era stato sottratto negli anni Settanta insieme con altro materiale storico-archeologico proveniente dal saccheggio di siti campani.
L’affresco è stato rinvenuto nella casa parigina “del noto collezionista ed editore francese Jacques Marcoux - ha spiegato il Capitano Massimo Rossi, del gruppo Patrimonio Archeologico Guardia di Finanza - dopo una lunga indagine iniziata a Roma e che riguardava i traffici illeciti dei tombaroli che scavavano nella zona di Ceri e Cerveteri. Le opere trafugate venivano immesse sul mercato clandestino attraverso antiquari compiacenti, e proprio nella casa di uno di questi antiquari è stata rinvenuta la documentazione dell’affresco pompeiano, venduto 15 anni prima e rimasto dal 1982 al 1986 nel porto franco di Ginevra”.
Di questo straordinario affresco pompeiano, purtroppo ridotto in frammenti, purtroppo non si conosce l’esatta provenienza. “La persona che ha compiuto il furto negli anni Settanta è morta negli anni Ottanta - ha spiegato il Capitano Rossi - anche se la documentazione che accompagnava l’affresco lo faceva risalire al sito campano di Oplontis (città romana corrispondente all’attuale Torre Annunziata ndr)”.
Quello che sembra certo, per il momento, è che l’affresco provenga dall’area vesuviana, perché “i frammenti che lo compongono si possono chiaramente far risalire al ‘Quarto stile’, prevalente dopo il terremoto, con i suoi repertori standardizzati - ha aggiunto il direttore De Caro - proviene quasi sicuramente da una grande villa privata della quale forse decorava la parete del giardino. Non ritengo che sarà impossibile rintracciare l’edificio di provenienza e, magari, ritrovare anche i frammenti mancanti”.
Nel frattempo, i restauratori hanno parlato della necessità di procedere con la pulitura dei frammenti e magari con il reintegro delle parti mancanti ad acquerello o affresco, ma anche studiare meglio il posizionamento dei frammenti che non necessariamente potrebbe essere quello giusto. “Al termine della mostra - ha aggiunto il Capitano Rossi - è lecito pensare che l’affresco possa tornare subito alla soprintendenza competente”.
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