Il 28 luglio riemergerà dal mare – che lo ha custodito per 2500 anni - il relitto di un'imbarcazione greco-arcaica, unica per dimensione, tipologia e stato di conservazionePer l'occasione, la Soprintendenza di Caltanissetta presenterà il progetto "Dal mare al laboratorio... al Museo"Dal fondale argilloso del mare di Gela, lunedì 28 luglio, grazie ai finanziamenti del Por 2000/2006, riemergeranno la chiglia e la ruota di poppa del più importante relitto greco del Mediterraneo, datato intorno al 500 a.C.: un'imbarcazione di 21 metri di lunghezza e 6,50 metri di larghezza, del tipo "cucito" come la nave di Cheope e quelle di cui Omero fa cenno nel secondo libro dell'Iliade, unica nel suo genere per tipologia e stato di conservazione. La colonia rodio-cretese grazie ai ritrovamenti subacquei si ripropone all'attenzione degli scenari internazionali grazie all'iniziativa fortemente voluta dal dirigente generale del dipartimento BB.CC.AA. ed Educazione permanente, dott. Romeo Palma, dal Soprintendente di Caltanissetta, dott.ssa Rosalba Panvini, direttore scientifico dell'operazione, e dal suo staff, con il progetto "Dal mare al laboratorio... al Museo: quest'ultimo, grazie all'intervento dell'assessorato regionale ai Beni Culturali retto da Antonello Antinoro – presente in occasione dell'evento - permetterebbe a Gela di diventare "custode" dei suoi tesori, così com'è successo a Mazara del Vallo col Satiro danzante. Il relitto di oltre 11 metri verrà recuperato con una lunga "barella" di rete metallica e con i mezzi messi a disposizione dalla Capitaneria di Porto di Gela, completando così la precedente operazione effettuata nell'ottobre 2003, a cura della Soprintendenza di Caltanissetta, che riportò a galla la prua, permettendo di recuperare un vasto e vario carico - coppe, lucerne, crateri attici, ceramiche di fattura greca e persino canestri in fibra vegetale per il trasporto delle merci – contestualmente alla scoperta dei ritrovamenti di strutture portuali, costituite da muri in mattoni crudi ben conservati, alti quasi 3 metri e dotati di porte e finestre. Si tratta dell'emporio arcaico di Bosco Littorio, il luogo dove venivano smistate le merci provenienti dalla Grecia. L'insieme delle scoperte a terra e in mare dimostrano come Gela fosse un centro commerciale e di smistamento di primaria importanza tra il VI e il V sec. a.C.Grazie a questo rinvenimento, infatti, è stato possibile ricostruire la storia del Mediterraneo: dalle numerose anfore chiote, attiche, puniche, lesbie, corinzie di tipo A, massaliote e samie recuperate, si è risalito ai prodotti che venivano smerciati; dai suppellettili di cambusa per l'uso quotidiano dell'equipaggio e dalle carcasse di animali trasportati sono stati tracciati usi e costumi dei marinai; e ancora, dalle preziose statuette lignee, al vaglio degli archeologi della Soprintendenza, è stato possibile ricostruire le peculiarità delle cerimonie di culto in navigazione. La diversità del carico di merce trasportato suggerisce l'ipotesi che la nave dovesse aver toccato durante la rotta porti e approdi che fungevano da punti di smistamento dei prodotti. L'esame del materiale ritrovato consente di identificare nel bacino dell'Egeo il luogo di provenienza della nave, anche se essa toccò poi i porti dell'Attica, il Falero (data la presenza dimateriale a vernice nera e figurato recuperato), e quindi alcuni porti della costa siciliana, come attestano i campioni già analizzati di pietre pertinenti alla zavorra.I resti dello scafo, orientato a 30°, giacciono su un fondale di 4-5 mt a 800 metri dalla costa e a quasi 1 km ad Est dal molo Agip di Gela. I giornalisti e le Autorità si daranno appuntamento alle 10.00 del 28 luglio, presso il porto di Gela – banchina mezzi navali – per salpare con le motovedette della Capitaneria di Porto. Al rientro, la conferenza stampa presso il Club la Vela di Gela.
http://www.archaeogate.org/subacquea/
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