sabato 8 gennaio 2011

Scoperte a Gerusalemme le terme della legione che distrusse il tempio

Una piscina costruita 1.800 anni fa è stata scoperta nel quartiere ebraico di Gerusalemme vecchia, durante gli scavi archeologici condotti in vista della costruzione di un mikve (bagno rituale ebraico). Ne ha dato notizia la Israel Antiquities Authority, secondo quanto riferisce il sito Israele.net citando il «Jerusalem Post». La Israel Antiquities Authority, che ha condotto gli scavi su iniziativa della Municipalità di Gerusalemme e della Moriah Company for the Development of Jerusalem, ha spiegato che la piscina faceva parte di una struttura termale usata dalla X Legione romana, la stessa che nel 70 dopo Cristo conquistò Gerusalemme e distrusse il Secondo Tempio ebraico. La scoperta getta nuova luce su Aelia Capitolina, la città che venne eretta sulle rovine del Tempio e della Gerusalemme del I secolo ridisegnando l'aspetto dell'antica città.
«Siamo rimasti sorpresi nello scoprire un'antica struttura termale proprio sotto al punto in cui sarà costruito un mikve», ha detto Ofer Sion, direttore degli scavi per conto della Israel Antiquities Authority. «Le mattonelle della struttura termale, su cui sono incisi i simboli della X Legio Fretensis, (Leg X Fr), sono state rinvenute in situ e sembra che fossero usate per coprire un canale idrico scavato nella roccia, posto sul fondo della piscina. Le centinaia di tegole in terracotta del tetto che sono state trovate sul pavimento della piscina indicano che si trattava di una struttura coperta». «A quanto pare - ha continuato Sion - la piscina veniva usata dai soldati che erano di guarnigione nella città dopo aver soffocato la rivolta ebraica di Bar Kochba nel 135 dopo Cristo, quando appunto fu fondata la città romana di Aelia Capitolina. Sappiamo che l'accampamento della X Legione era situato entro i limiti di quella che è oggi la Città Vecchia, probabilmente nella zona dell'attuale quartiere armeno. Questa ipotesi è avvalorata dalla scoperta della piscina nell'adiacente quartiere ebraico, il che dimostra che una gran quantità di soldati si sparpagliava ed era attiva anche al di fuori dell'accampamento, in altre parti della Città Vecchia».
«Un'altra interessante scoperta che ha suscitato emozione durante gli scavi - ha raccontato Sion - è l'impronta della zampa di un cane che probabilmente apparteneva a uno dei soldati. L'impronta della zampa è impressa sul simbolo della Legione su una delle tegole: la cosa potrebbe essere accaduta accidentalmente o essere stata fatta per scherzo».
Yuval Baruch, l'archeologo della Israel Antiquities Authority per il distretto di Gerusalemme, ha sottolineato l'importanza della scoperta che contribuirà in modo significativo allo studio della città di Gerusalemme dopo la distruzione ad opera dei Romani. «Nonostante gli estesi scavi archeologici compiuti nel quartiere ebraico -ha detto Baruch- finora non era stato scoperto nemmeno un edificio direttamente riconducibile alla legione romana. L'assenza di un tale reperto aveva portato alla conclusione che Aelia Capitolina, la città romana costituita dopo la distruzione di Gerusalemme, fosse piccola e di superficie limitata. Questa nuova scoperta, insieme ad altre degli anni recenti, dimostra che la città era considerevolmente più grande di quanto si pensasse».
«Le informazioni su Aelia Capitolina sono preziose -ha continuato Baruch- e possono dare un grande contributo alla ricerca su Gerusalemme, perché fu quella la città destinata a determinare il carattere e l'aspetto generale dell'antica Gerusalemme e della Città Vecchia come la conosciamo oggi. La conformazione di quella città ha successivamente determinato il profilo delle sue mura e l'ubicazione delle porte usate ancora fino ad oggi». La Israel Antiquities Authority ha annunciato che integrerà i resti dell'antico bagno termale nel progetto per il nuovo bagno rituale (mikve). 

Cina, trovata una "archeozuppa": brodo d'ossa vecchio di 2.500 anni

Una zuppa stagionata per due millenni e mezzo non poteva che saltar fuori in Cina, Paese che già vanta, tra le specialità culinarie, prelibatezze ardite per i palati occidentali, come le «uova centenarie», lasciate a fermentare per mesi prima di essere servite. La zuppa in questione, però, è una straordinaria scoperta archeologica.
È stata dissotterrata, racconta il quotidiano cinese Global Times durante i lavori di ampliamento dell'aeroporto internazionale di Xianyang a Xian, città della provincia di Shaanxi celebre per un altro ritrovamento archeologico, l'Esercito di terracotta dell'imperatore Qin Shi Huang. La zuppa, vecchia di 2.400 anni, era all'interno di una pentola in bronzo a tre piedi, alta una ventina di centimetri e sigillata, parte del corredo di una tomba: si tratta di un liquido verdastro - colore che secondo gli archeologi sarebbe dovuto all'ossidazione del metallo - nel quale sono immerse alcune ossa. In un altro contenitore in bronzo è stato inoltre rinvenuto quasi un litro di un liquido inodore e semitrasparente che potrebbe essere vino.
Il «pranzo» d'epoca è ora al vaglio di specialisti che dovranno identificarne gli ingredienti. Al quotidiano cinese un archeologo del team che ha rinvenuto il calderone, Liu Daiyun, ha dichiarato che «si tratta della prima scoperta di una zuppa d'ossa nella storia dell'archeologia cinese», e che il ritrovamento potrebbe permettere di comprendere meglio «le abitudini alimentari nel periodo dei Regni combattenti», poiché la tomba potrebbe appartenere a un militare di basso rango di quell'epoca.
Decisamente più prudente il vicepreside della scuola di Archeologia di Pechino, Zhao Huacheng, che invita ad attendere i risultati dei test, poiché il liquido potrebbe essersi infiltrato nel contenitore dall'esterno.
La «zuppa» di Xian è solo l'ultima proposta di un «menu archeologico» che negli ultimi mesi ha visto la Cina protagonista. Sempre nella provincia di Shaanxi nel 2002 è stata ritrovata una «dispensa» di frutta, che conteneva centinaia di semi di albicocche, meloni e prugne, risultati vecchi di 3000 anni con la datazione al carbonio 14. E a ottobre scorso il Journal of Archaeological Science ha pubblicato uno studio sulle sepolture della necropoli di Subeixi, nello Xinjiang, risalenti a circa 2.500 anni fa. Accanto a mummie dalle fattezze più europee che orientali, gli archeologi hanno ritrovato, quasi intatto, anche il loro pranzo: noodles e focacce di miglio.

su ilGiornale

Archeologia: la navigazione cominciò 130 mila anni fà

L'uomo cominciò a navigare nel Mediterraneo almeno 130.000 anni fa, ovvero oltre 100.000 anni prima di quanto si sapeva sino ad oggi.
È quello che emerge dalle ricerche condotte a Creta da un team di archeologi greci e americani guidati dal prof Thomas Strasser dell'Università di Providence e che appaiono in grado di rivoluzionare l'intera storia umana. Secondo quanto rende noto oggi il ministero della cultura ellenico in un comunicato, gli archeologi hanno rinvenuto, vicino «a terrazze marine elevate» e risalenti ad almeno 130.000 anni fa, utensili di pietra in due località di Creta che datano fra i 130.000 e i 700.000 anni fa e costituiscono la prova indiretta più antica di una navigazione umana, almeno tra l'isola mediterranea e la terraferma. Sino ad oggi la più antica navigazione nel bacino del Mediterraneo era fatta risalire a 12.000 anni prima di Cristo. L'agenzia Ana, nel riferire della scoperta, cita un membro del gruppo di archeologi, il professor Curtis Runnels, secondo il quale se gli abitanti di Creta erano in grado di attraversare il mediterraneo 130.000 anni fa, si può immaginare che potessero compiere anche viaggi anche al di là del Mare Nostrum.

Iran: scoperta nel sud-est citta' di 5mila anni fa

Gli archeologi iraniani hanno scoperto nel sud-est del paese i resti di una città che risale a oltre cinquemila anni fa. Lo riporta l'agenzia Fars, spiegando che la scoperta è avvenuta per caso, nel corso della realizzazione di un progetto edilizio nella regione Khajeh Askar, nei pressi della città di Bam, provincia di Kerman. "Parte delle rovine è stata purtroppo danneggiata durante gli scavi - ha spiegato l'archeologo Nader Alidadi Soleimani - I manufatti trovati nel sito testimoniano che si tratta di una delle più antiche aree residenziali di tutto l'Iran".
"Gli abitanti del sito erano in contatto con altre comunità del tempo - ha aggiunto lo studioso - tra cui la civiltà di Jiroft", che si sviluppò nel terzo millennio a.C. e che fu scoperta anche essa per caso nel 2001, in seguito a un'alluvione del fiume Halil Roud, divenedo presto per gli archeologi, per la ricchezza dei ritrovamenti, un vero 'paradiso perduto'. Tra i reperti trovati nel nuovo sito, numerosi oggetti in terracotta, da cui sembra emergere che gli abitanti della città non facevano uso della ruota per modellare i vari.
Sono inoltre stati individuati due cimiteri e gli scheletri di un uomo e di una donna, uno dei due seppellito in una posizione fetale. Accanto agli scheletri, sono emersi vari oggetti, tra cui alcune conchiglie usate come contenitori di cosmetici. La provincia di Kerman ospita tra i più importanti siti archeologici dell'Iran, tra cui la città storica di Bam, la più grande struttura in mattoni al mondo, proclamata patrimonio dell'umanità dall'Unesco e quasi completamente distrutta da un terremoto nel 2003.
 

Il primo uomo moderno potrebbe essere apparso in Israele

È stato a lungo creduto che l’uomo moderno  fosse emerso dal continente africano 200.000 anni fa. Ora  gli archeologi dell’Università di Tel Aviv hanno scoperto la prova che l’Homo sapiens vagava nella zona ora corrispondente allo stato di  Israele già 400.000 anni fa  e sarebbe la prima prova dell’esistenza dell’uomo moderno in tutto il mondo.
I risultati sono stati scoperti nella Grotta Qesem, un sito preistorico che si trova vicino a Rosh Ha’ayin che prima era già stato scavato nel 2000. Il Prof. Avi Gopher e il Dr. Ran Barkai del Dipartimento di Archeologia dell’Università di Tel Aviv, che gestiscono gli scavi, ed il Prof. Israel Hershkowitz del Dipartimento dell’Università di Anatomia e Antropologia e Sackler School of Medicine, insieme con un team internazionale di scienziati, ha  eseguito un’analisi morfologica su otto denti umani rinvenuti nella grotta Qesem.
Questa analisi, che includeva la scansione TC e ai raggi X, indica che la dimensione e la forma dei denti sono molto simili a quelle dell’uomo moderno. I denti rinvenuti nella grotta Qesem sono molto simili alle altre prove della presenza dell’uomo moderno nella zona corrispondente allo stato di  Israele, datata circa 100.000 anni fa, scoperte nella grotta di Skhul nel Carmelo e  nella grotta Qafzeh  nella bassa Galilea vicino a Nazareth. I risultati delle scoperte dei ricercatori ‘sono in corso di pubblicazione nel Journal of Physical Anthropology.
La lettura del passato
La Grotta Qesem  è datata in un periodo compreso tra 400.000 e 200.000 anni fa, e gli archeologi che vi lavorano credono che i risultati indichino una significativa evoluzione nel comportamento dell’uomo antico. Questo periodo di tempo è stato fondamentale nella storia del genere umano sotto il punto di vista culturale e biologico. I denti che sono allo studio indicano che questi cambiamenti sono apparentemente legati a cambiamenti evolutivi in atto in quel momento.
Il Prof. Gopher e il Dr. Barkai hanno rilevato che i risultati relativi alla cultura di chi abitava nella Grotta Qesem – tra cui la produzione sistematica di lame di selce, l’uso regolare del fuoco, le prove di caccia, il taglio e la condivisione di carne animale e l’uso di materie prime minerarie per produrre strumenti di selce da fonti nel sottosuolo – rafforzano l’ipotesi che questo sia stato di fatto il comportamento innovativo e pionieristico che può corrispondere con la comparsa dell’uomo moderno.
Una scoperta senza precedenti
Secondo i ricercatori, i ritrovamenti effettuati nella Grotta Qesem potrebbero rovesciare la teoria che l’uomo moderno sia nato nel continente africano. Negli ultimi anni, evidenze archeologiche e scheletri umani trovati in Spagna e Cina hanno compromesso questa posizione, ma i risultati della Grotta Qesem, a causa dell’epoca recente a cui fanno riferimento, sono una scoperta senza precedenti.
Gli scavi nella Grotta Qesem  continueranno e i ricercatori sperano di scoprire ulteriori reperti che consentiranno loro di confermare i risultati pubblicati fino ad ora, per migliorare la nostra comprensione dell’evoluzione del genere umano – in particolare la comparsa dell’uomo moderno.

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