Un'antica città è stata scoperta nella fitta foresta pluviale dell'Amazzonia e potrebbe rivelare i segreti di una tribù leggendaria. Poco si sa del Popolo delle Nuvole del Perù, un'antica civiltà di pelle bianca distrutta dalle malattie e dalle guerre nel sec. XVI, del quale ora gli archeologi hanno scoperto un insediamento. La tribù aveva la pelle bianca e i capelli biondi, due caratteristiche che intrigano gli storici, poiché non si conoscono altri popoli simili agli Europei nella regione, dove la maggior parte degli abitanti autoctoni è di pelle piuttosto scura.
La città perduta è stata scoperta da un gruppo d'archeologi in mezzo alla giungla, in una delle zone più remote dell'Amazzonia. Si trova al bordo di un abisso naturale, che la tribù poteva usare come difesa, per spiare l'arrivo dei nemici.
I Chachapoyas, chiamati anche Guerrieri delle Nuvole, erano un popolo andino e vivevano nelle foreste dense di nebbie della regione amazzonica dell'attuale Perù. Il territorio dei Chachapoyas è compreso nella regione triangolare costituita dalla confluenza del fiumi Utcubamba e Marañon, nella zona di Bagua, fino al bacino del fiume Abiseo. Le dimensioni del Marañon ed il terreno montagnoso hanno fatto in modo che la regione fosse relativamente isolata.
Il Popolo delle Nuvole controllava un tempo un ampio territorio, esteso attraverso le Ande del nord del Perù sino alla giungla amazzonica. Poi furono sottomessi dagli Incas.
Sino a poco tempo fa, molto di ciò che si sapeva su questa civiltà perduta proveniva dalle leggende degli Inca. La loro cultura è nota per la fortezza di Kuellap, sulla cima d'una montagna in Utcubamba, che può essere confrontata per le sue dimensioni soltanto al rifugio Inca di Machu Picchu, costruito qualche secolo dopo. Persino il nome con cui essi chiamavano se stessi è sconosciuto. Il termine Chachapoyas, o ‘Popolo delle Nuvole', fu dato loro dagli Incas, perché vivevano in foreste pluviali piene di foschia, simile a nuvole. Dopo l'arrivo degli Spagnoli, essi parteggiarono per i nuovi colonialisti contro gli Incas, ma furono dalle epidemie delle malattie portate dagli europei, quali il morbillo e il vaiolo.
I resti dei loro insediamenti, che risalivano al nostro sec. IX, furono poi distrutti dai saccheggi, lasciando poco agli archeologi da potere studiare. Alcuni di questi resti erano già stati identificati e studiati, ma gli scienziati nutrono grandi speranze nell'ultimo ritrovamento, compiuto da una spedizione nel distretto di Jamalca, nella provincia peruviana di Utcubamba, circa 800 km a nord-est della capitale, Lima. Secondo l'archeologo Benedict Goicochea Perez, il loro insediamento principale era fatto di case di pietra circolari e ricopriva un'area di oltre 50.000 metri quadrati (cinque ettari). Dipinti rupestri coprono alcune delle fortificazioni e vicino alle dimore ci sono piattaforme, che si crede servissero per frantumare i semi e le piante a fini alimentari e per estrarne principi curativi per le medicine.
Due anni fa, gli archeologi hanno trovato una sepoltura sotterranea costruita a volta all'interno di una caverna con cinque mummie, due intatte con pelle e capelli. Il cronista dei Chachapoyas, Pedro Cieza il de Leon scrisse di questa tribù: ‘Sono il più bianco ed il più bello di tutti i popoli che ho veduto e le loro mogli erano così belle che, a causa della loro raffinatezza, molte di loro hanno meritato di diventare mogli degli Incas ed anche di essere prese presso il Tempio del Sole. Le donne ed i loro mariti sono vestiti sempre in vestiti di lana e sulle loro teste portano i loro llautos (turbanti di lana), un segno che indossano per essere riconosciuti ovunque'.
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