Può un osso piccolo come un dito gettare scompiglio nella comunità scientifica? A quanto pare sì, come dimostra uno studio pubblicato su Nature. Un gruppo di ricerca guidato da Johannes Krause e Svante Pääbo del Max Planck Institute for Evolutionary Anthropology, in Germania, ha analizzato il Dna mitocondriale estratto dalle cellule di una falange ritrovata in Siberia, scoprendo che non appartiene ad alcuna delle specie di ominidi conosciute.
Siamo sui Monti Altai, dove numerosi ritrovamenti di utensili e ossa testimoniano la presenza di popolazioni di ominidi durante il Medio e Alto Paleolitico (dai 120 ai 10 mila anni fa). Proprio qui, nel 2008, Michael Shunkov e Anatoli Derevianko della Russian Academy of Sciences di Novosibirsk scoprono una falange datata tra 48 e 30 mila anni fa, quando l’Asia Centrale era popolata da Homo Neanderthalensis e Homo sapiens. Oggi, grazie alle moderne tecniche di sequenziamento del Dna, Krause e la sua equipe sono riusciti a “leggere” l’informazione contenuta in 16.569 lettere del Dna mitocondriale estratto dalle cellule ossee del reperto, e sembra proprio che una terza specie, finora sconosciuta, abitasse quelle stesse lande. I mitocondri sono organelli cellulari che producono energia e possiedono un proprio Dna, il cui studio, recentemente, ha regalato preziose informazioni sui Neanderthal (vedi Galileo). Una volta decodificato, il Dna mitocondriale del nuovo fossile è stato confrontato con quello di uomini moderni e neandertaliani. Risultato: nessuna corrispondenza. A chi apparteneva quindi la falange?
La domanda per ora è senza risposta, ma le analisi indicano che l’ominide misterioso condivideva con neandertaliani e uomini moderni un antenato risalente a circa un milione di anni fa. Se è vero - come tutti i dati paleontologici in nostro possesso indicano - che l'essere umano moderno si è sviluppato in Africa, anche questo comune antenato doveva essere africano. Ciò esclude che la falange appartenga a un discendente di Homo erectus, che lasciò l’Africa 1,9 milioni di anni fa (molto prima della comparsa degli uomini moderni). D’altra parte, l’ominide non può essere nemmeno un antenato dei soli Neanderthal, dato che neandertaliani e uomini moderni si sono separati circa 446 mila anni fa (molto dopo la prima comparsa dell’antenato comune, vedi Galileo).
L’ipotesi avanzata dai ricercatori è dunque quella di una specie ancora non nota che lasciò l’Africa e visse in Eurasia sino a circa 40 mila anni fa. Ma tutta la verità verrà fuori solo se e quando sarà possibile analizzare, oltre al Dna mitocondriale, anche quello nucleare. (m.s.)
Siamo sui Monti Altai, dove numerosi ritrovamenti di utensili e ossa testimoniano la presenza di popolazioni di ominidi durante il Medio e Alto Paleolitico (dai 120 ai 10 mila anni fa). Proprio qui, nel 2008, Michael Shunkov e Anatoli Derevianko della Russian Academy of Sciences di Novosibirsk scoprono una falange datata tra 48 e 30 mila anni fa, quando l’Asia Centrale era popolata da Homo Neanderthalensis e Homo sapiens. Oggi, grazie alle moderne tecniche di sequenziamento del Dna, Krause e la sua equipe sono riusciti a “leggere” l’informazione contenuta in 16.569 lettere del Dna mitocondriale estratto dalle cellule ossee del reperto, e sembra proprio che una terza specie, finora sconosciuta, abitasse quelle stesse lande. I mitocondri sono organelli cellulari che producono energia e possiedono un proprio Dna, il cui studio, recentemente, ha regalato preziose informazioni sui Neanderthal (vedi Galileo). Una volta decodificato, il Dna mitocondriale del nuovo fossile è stato confrontato con quello di uomini moderni e neandertaliani. Risultato: nessuna corrispondenza. A chi apparteneva quindi la falange?
La domanda per ora è senza risposta, ma le analisi indicano che l’ominide misterioso condivideva con neandertaliani e uomini moderni un antenato risalente a circa un milione di anni fa. Se è vero - come tutti i dati paleontologici in nostro possesso indicano - che l'essere umano moderno si è sviluppato in Africa, anche questo comune antenato doveva essere africano. Ciò esclude che la falange appartenga a un discendente di Homo erectus, che lasciò l’Africa 1,9 milioni di anni fa (molto prima della comparsa degli uomini moderni). D’altra parte, l’ominide non può essere nemmeno un antenato dei soli Neanderthal, dato che neandertaliani e uomini moderni si sono separati circa 446 mila anni fa (molto dopo la prima comparsa dell’antenato comune, vedi Galileo).
L’ipotesi avanzata dai ricercatori è dunque quella di una specie ancora non nota che lasciò l’Africa e visse in Eurasia sino a circa 40 mila anni fa. Ma tutta la verità verrà fuori solo se e quando sarà possibile analizzare, oltre al Dna mitocondriale, anche quello nucleare. (m.s.)
da Galileo
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