domenica 3 agosto 2008

Piramidi in Bosnia a Visoko.



Da qualche mese a questa parte, in Bosnia Erzegovina si parla solo delle piramidi di Visoko. Sembra che questa cittadina, ad appena 30 km da Sarajevo, si trovi ai piedi di una formazione collinare che potrebbe nascondere una piramide antichissima, se non addirittura la prima piramide europea dedicata al culto del Sole e databile all’incirca a 12 mila anni fa. L’Unesco, l’organizzazione scientifico-culturale delle Nazioni Unite, invierà molto presto un team di esperti per esaminare se la misteriosa piramide identificata da un archeologo dilettante di Visoko nella collina di Visocica sia effettivamente un’opera edificata dall’uomo oppure no. C’è da precisare che si parla di bosnia e non di piramidi in serbia, come qualcuno erroneamente riporta. Ma chi è che ha fatto questa preseunta scoperta e studia l’archeologia della piramide in bosnia a Visoko?




Semir Osmanagic, autore alcuni mesi fa della segnalazione e del libro “La piramide del Sole della Bosnia”, sostiene che la collina di Visocica ospita una costruzione archeologica di enorme importanza perché le ricerche da lui condotte nell’agosto 2005 hanno portato alla rilevazione di una serie di anomalie lungo i fianchi della collina. Anomalie che non sembrano di origine naturale. I rilievi fotografici svelerebbero una piana d’accesso larga 40 metri e lunga 200, completamente costruita con lastre di pietra, ricoperte di terra e vegetazione allo stato attuale. Non è finita qui. L’ Indiana Jones bosniaco ha scoperto altre due piramidi di dimensioni inferiori, la piramide della Luna e quella del Dragone, e sostiene che queste costruzioni siano opera di una fiorente civiltà che viveva in Bosnia quando l’Europa era preda della morsa del ghiaccio durante le glaciazioni. Tutto questo gran parlare di piramidi sta attirando moltissimi turisti, ansiosi di vedere le piramidi europee. E la popolazione locale si è organizzata per accogliere i visitatori, dando vita a luoghi di ristoro improvvisati. Come improvvisate sono le guide che portano i turisti nella “valle dei re della bosnia”. I rappresentanti del gotha scientifico bosniaco mostrano un fastidioso scetticismo nei confronti delle affermazioni di Osmanagic. Tuttavia Aly Abd Barakat, il geologo egiziano inviato nel maggio scorso dal Cairo per valutare la veridicità delle affermazioni di Osmanagic, sembra confermare che il mondo si trova di fronte ad un’eccezionale scoperta, “una piramide primitiva di un tipo finora sconosciuto” e che i blocchi di pietra ritrovati sembrano connessi tra loro con lo stesso cemento artificiale utilizzato nella costruzione delle piramidi egizie dell’Antico Regno.Ci troviamo davvero di fronte ad una scoperta archeologica di rilevanza mondiale oppure è un trucco per risvegliare l’industria del turismo in un’area dilaniata da anni di guerra? Realtà o leggenda che sia, la Bosnia guarda al futuro. [foto: la Repubblica.it ]







A Visoko (Visoki), cittadina a 30 km da Serajevo, in Bosnia, si sta per riscrivere la preistoria.




Una équipe guidata da Semir Osmanagic, archeologo bosniaco americano, come usa definirsi, nato a Zenica nel 1960, che ha vissuto negli ultimi 15 anni a Houston ed esplorato i siti Maya del Messico, sta compiendo scavi intorno alla collina Visogica che domina la cittadina, la cui inusuale forma geometrica ricorda una piramide. L’archeologo sta cercando di riportare alla luce la costruzione piramidale che si celerebbe conservata intatta dal muschio presente sul terreno.La piramide, contenuta nella collina che si eleva di circa 650 metri, raggiungerebbe un altezza di 220 metri in altezza, con una pendenza di 45 gradi e fianchi di 365 metri di lunghezza, risultando, se tali misure verranno confermate, più grande della Grande Piramide di Giza.Secondo l’archeologo bosniaco anche la collina adiacente nasconderebbe una piramide più piccola.Impegnati nell’impresa geologi dell’Università di Tuzla, specialisti in sedimentologia, mineralogia, petrografia, e altri archeologi che prestano volontariamente il loro contributo mossi dall’opportunità di divenire protagonisti di un’impresa che può cambiare la storia europea.I quattro fianchi inclinati della collina sono interamente coperti di lastre di pietra e orientati con i punti cardinali; la collina possiede un vertice piatto e una scalinata che potrebbe condurre all’ingresso e all’accesso dei locali interni della piramide.Nel luogo sono state rilevate altre colline che potrebbero nascondere altrettante piramidi più piccole, per l’esattezza altre quattro, facendo della regione il più importante sito archeologico europeo.La piramide di Visoko, la più grande delle costruzioni nascoste dalle colline, sarebbe simile a quelle sud americane, per questo le è stato assegnato il nome di "Piramide del Sole" e di conseguenza le altre hanno preso i nomi di "Piramide della Terra", "Piramide della Luna", "Piramide del Dragone"; tutte costruite nello stesso periodo dallo stesso popolo, una super civiltà risalente a oltre 12000 anni fa.L’antichità delle costruzioni sarebbe confermata dal fatto che le rocce presentano alterazioni dovute alla loro permanenza secolare nell’acqua; se le piramidi rimasero sommerse lo furono dopo la fusione dei ghiacci alla fine dell’ultima glaciazione, avvenuta appunto circa 12000 anni fa, questo accerta che tali costruzioni erano già presenti all’epoca.Unendo l’apice delle piramidi del Sole, della Luna e del Dragone, con una linea, otteniamo un triangolo con gli angoli uguali, tutti di 60 gradi, un perfetto triangolo equilatero.Le piramidi sarebbero collegate tra loro un sistema di cunicoli e gallerie sotterranee, ritenute a torto dagli storici miniere medievali di carbone. Il labirinto formato dalle gallerie è stato mappato da un gruppo di esperti che avrebbero anche trovato un sistema di ventilazione.Le immagini satellitari e i sondaggi eseguiti nel terreno hanno permesso di stabilire che la collina non può essere di origine naturale, ma opera dell’uomo.Gli scavi procedono su tre lati: a Sud, in due diversi punti del plateau, sul lato nord e su quello a est.Sul lato sud nella zona del secondo scavo del plateau è stata rilevata la scalinata e con essa blocchi di calcare e lastre in pietra arenaria, materiale non presente nella zona, lavorato e portato sul posto da altre località. Dagli scavi la conferma dell’esistenza di lastre usate per la pavimentazione lavorate a mano e strutture realizzate dall'uomo. I blocchi si sono preservati intatti grazie ai 15 centimetri di muschio che li ha ricoperti; questo ha permesso di rilevare le specifiche forme geometriche dei loro contorni. Chiaramente visibili i lati dei delle pietre e l’area dove sono unite; altrettanto chiari i punti di unione finemente basati. Uno dei blocchi rinvenuti presenta una forma circolare confermando la sua lavorazione manuale. I blocchi risultano tagliati in dimensioni precise con lo scopo di creare la struttura della piramide. Alcune pietre riportano incisioni circolari sopra la loro superficie che ricordano vagamente il segno del labirinto, come quella rinvenuta nella zona del plateau. Uno scavo di nove metri ha permesso di stabilire che il plateau è coperto di tali blocchi che seguono l’angolo della collina.Tutto l’accesso al plateau è pavimentato con lastre di pietra con uno spessore medio di 10 centimetri. L’intera collina è costituita da blocchi di arenaria. Il complesso delle pietre a est della collina è coperto da due metri e mezzo di terra; sul lato a nord le pietre si trovano a un metro di profondità e presentano uno spessore di 70 centimetri e i bordi intatti; il loro peso varia da 10 a 30 tonnellate. Le pietre sono sicuramente lavorate e trasportate sul luogo attraverso l’uso di una tecnologia non in possesso dell’uomo dell’età della pietra.La collina Visogica contiene anche i resti della città medievale fortificata di Visoki usata da re bosniaci per due secoli, costruita sopra l’edificio romano adibito ad osservatorio, a sua volta edificato sopra le rovine di un insediamento risalente a circa 5000 anni fa forse dagli Illiri che abitarono i Balcani prima delle tribù slave insediatesi nel territorio nel 600 a.C..Attualmente a Visoko, in attesa dei turisti e dei curiosi, alcuni ristoratori mettono sulle loro tavole piatti triangolari; un albergo ha cambiato il nome in "Hotel Piramide del Sole" e gli artigiani producono souvenir a forma di piramide.Cercando di attribuire un costruttore alle piramidi si riportano antiche leggende pervase di mistero ed aneddoti popolari non sempre tenuti in considerazione; forse a causa delle note vicende storico politiche della regione degli ultimi anni.Ecco quindi riaffiorare dal passato la leggenda che vede protagonista una donna, la quale avverte che a nessuno è permesso vivere nell’antica città situata sulla vetta della collina se non si è preparati a proteggere, con la vita, i segreti nascosti sotto le sue fondamenta.Quale segreto nasconde la città? Secondo la leggenda la città "mostra due strati". Uno strato è stato consumato dalla pioggia, lo strato della terra; il secondo è un "guscio d’uovo" sottile e fragile. Se il guscio viene danneggiato e il suo contenuto portato via dal diluvio, questo sarà causa di sfortuna per il popolo della valle. Quando i turchi invasero la Bosnia nel 14° secolo e udirono tale leggenda, furono spaventati e non occuparono la città sulla vetta della collina, al tempo capitale della Bosnia; ma si limitarono a conquistare Travnik e Jajce.Un’altra storia riporta che durante alcuni lavori eseguiti sulla strada locale vennero scoperti alcuni blocchi provvisti di iscrizioni, ma non sappiamo che fine abbiano fatto.Alcune testimonianze parlano degli strani fenomeni che si verificavano quando scoppiava una bomba vicino alla Visogica; sembrava che l’esplosione passasse attraverso la montagna come accade quando esplodono le mine in miniera.Tali gallerie erano conosciute da tempo da tutti; i ragazzi usavano esplorare la montagna proprio attraverso tale serie di gallerie esistenti a nord della piramide e al suo interno, nonostante che gli accessi nelle vicinanze delle piramidi del Sole e della Luna fossero stati chiusi al pubblico fin dal 1960.I cunicoli della costruzione più grande, tutti artificiali e con pareti diritte e levigate, sono stati esplorati per circa 200 metri; fino all’unione con altri piccoli tunnel, tutti a 90° l’uno dall’altro.Ancora storie locali narrano di ragazzi che, entrando nella piramide più piccola attraverso un fiume che scorre nel luogo, sbucarono sulla vetta della piramide fra le rovine di una città medievale protetta da mura. Per questo tutti sono convinti che uno dei tunnel potrebbe collegare le due piramidi e conferma l’esistenza di un sistema di gallerie sotto tutte le piramidi; secondo gli archeologi si troveranno camere al loro interno.A tutto ciò si aggiunge un episodio avvenuto l’estate scorsa: durante i lavori di scavo eseguiti in un giardino, allo scopo di costruire una piscina, venne ritrovato un muro con l’ingresso di un tunnel che conduceva nella "Piramide del Sole". A quanto dichiara Semir Osmanagic sotto la collina Visogica, e quindi sotto la "Piramide del Sole", si troverebbero anche due piccoli laghi.Semir Osmanagic ci rivela un altro luogo pieno di mistero, attraverso il racconto di un suo amico professore che esplorò le Caverne Nere del Monte Majevica nell’area di Brcko.Il professore trovò all’entrata di una delle caverne un enorme megalito con appesi alcuni anelli metallici. Nei punti in cui gli agenti corrosivi del tempo non avevano attaccato gli anelli, questi apparivano composti da una lega di acciaio di notevole qualità. Il professore non ha saputo dire quanti fossero gli anelli e neanche con quale metodo erano stati incastonati nella pietra, perché erano assenti giunti, saldature e altri segni di unione: il cerchio del metallo che formava la loro struttura risultava compatto e continuo, senza traccia delle estremità. Le pareti erano piene di conchiglie marine fossilizzate; anche il pavimento ne era ricoperto, ma queste ultime non erano avevano avuto il tempo di fossilizzarsi, evidenziando in tal modo che si erano depositate in due periodi diversi, separati da un congruo intervallo di tempo. Il tipo di conchiglie non è presente nelle acque del vicino fiume Sava a conferma che la zona è stata sotto il livello del mare in epoche diverse.Sembra inoltre che nel fiume sia avvenuto anche il ritrovamento di una enorme spina dorsale usata in seguito come sedia e andata perduta durante la guerra: sempre nel Sava sarebbe stata rinvenuta una gigantesca gabbia toracica appartenente ad animali che, per le loro proporzioni, non sono presenti oggi.Queste le storie, ma la domanda che molti si fanno è chi può aver costruito le piramidi 12.000 anni fa.Qualcuno indica i costruttori negli Illiri, che abitavano la penisola balcanica prima delle tribù slave, ma le loro origini restano sconosciute. Sappiamo che era un popolo tribale governato da condottieri, una razza indo europea. Si ritiene che fossero discendenti dai primi immigranti Ariani, sicuramente furono i primi abitanti conosciuti della Bosnia e la più antica razza nel sud est dell’Europa. Ricerche in antichi testi suggeriscono una migrazione dalla Turchia; per alcuni studiosi albanesi il nome Illiri deriverebbe da Iliret, il cui significato è "Libero"; quindi da qui la definizione di "terra della libertà".Sembra che gli Illiri fossero un popolo bellicoso, dedito a sacrifici umani durante le loro cerimonie; le loro tombe erano Tumuli o Montagnole, dove usavano mettere artefatti come armi, ornamenti e vascelli. Intorno ai luoghi di sepoltura sono state trovate spade, giavellotti, asce, archi e frecce, coltelli.Le prime manifestazioni di questa civiltà risalgono all'inizio del secondo millennio a.C., quando erano frequenti le guerre tra tribù. Per questo gli Illiri furono presto costretti ad unirsi in alleanze, tanto che il loro territorio si trasformò in uno Stato potente.Gli Illiri hanno formato il nocciolo delle popolazioni pre elleniche che hanno abitato la parte più meridionale della penisola balcanica e della Tracia, ossia parte della moderna Bulgaria, Grecia, Turchia e ad est dell’attuale Macedonia.Gli antichi scrittori greci descrivevano gli Illiri come "barbari" e "non ellenici" evidenziando con ciò la percezione e la reale differenza fra le culture. Storici illustri, come Demostene e Strabone, ricordano il valore di queste "tigri della guerra". In particolare Strabone, che descrisse tutte le tribù illiriche.Lo scontro con Roma, che mirava ad estendere il proprio controllo sull'Adriatico, fu inevitabile: le guerre illirico-romane, iniziate nel 229 a.C., si conclusero con la vittoria di Roma. Il popolo illirico fu ridotto in schiavitù e il suo territorio fu frazionato in piccole unità amministrative; ma in virtù della loro bellicosità furono incorporati naturalmente nelle legioni romane per scopi militari; inoltre il territorio degli Illiri, con le sue valli e montagne, rappresentava uno punto di notevole importanza strategica nella difesa dell’impero.I romani aprirono miniere sfruttarono la ricchezza della regione. Col tempo molti Illiri si romanizzarono mentre la colonizzazione lungo la costa adriatica e la bassa Neretva portò molti romani ad insediarsi e, con essi, la civiltà e l’influenza romana.Nel 395 d.C. la divisione tra l’Impero Romano di Oriente, conosciuto come l’Impero Bizantino, e l’Impero Romano Occidentale divenne definitiva. La linea di separazione tra est ed ovest fu il fiume Drina, trasformando la Bosnia in un cuscinetto tra gli imperi.Il territorio a sud dell’Illiria fu incorporato dai bizantini e dai greci; la parte a nord rimase sotto il dominio romano.Al tempo della caduta dell’Impero Romano intorno al 480 d.C., con l’invasione dell’Illiria, Macedonia e Grecia da parte dei Visigoti, degli Unni e degli Ostrogoti, migrarono in Bosnia anche Sloveni, Croati e Serbi raggiungendo il territorio albanese dove stabilirono numerosi principati autonomi e cancellando dalla storia gran parte della popolazione autoctona, assimilandola.Solo gli Illiri del sud resistettero alle varie dominazioni e riapparvero alcuni secoli più tardi col nome di Albani; per questo motivo la lingua Albanese preserva anche oggi una parte di quella illirica e alcune tradizioni di quel popolo.Oggi, dunque, la zona intorno alla collina Visogica è divenuta il più importante sito archeologico europeo.Non è vero però, come si sta reclamizzando, che in Europa non vi siano altre Piramidi e si definisca la "Piramide del Sole Bosniaca" come la prima.Come ho avuto modo di scrivere, si conoscono da tempo altre costruzioni piramidali, sia in Germania, sia a Teneriffe, sia in Italia.L'esploratore Thor Heyerdhal, famoso per le sue traversate oceaniche con il Kon-Tiki, tese a dimostrare che gli Egizi, o i Fenici, sbarcarono in America prima di Colombo, ha scoperto, nell'isola di Tenerife (Canarie), ben sette piramidi a gradoni alte quindici metri, aventi lo stesso stile Mesopotamico, provviste di una via processionale che le avvicina alle costruzioni esistenti nello Yucatan. Il villaggio di Guimar luogo del ritrovamento, era anticamente abitato dai Guanches, una razza berbera dalla barba bionda e con gli occhi azzurri.Piramidi simili sono state ritrovate anche in Sardegna.Circa sette chilometri prima di Porto Torres si trova Monte d'Accodi dove si può osservare una struttura piramidale di 9 metri d’altezza e quasi 40x30 metri di base; al centro una rampa di 40 metri raggiunge la sommità della costruzione dove probabilmente un tempo esisteva un’altra camera. La costruzione risalirebbe circa al 2800 a.C. L’edificio è assolutamente insolito per la zona del Mediterraneo e ricorda nella forma gli ziggurat della Mesopotamia.Ai due lati della rampa un menhir di oltre quattro metri e una lastra calcarea quadrangolare di circa tre metri di lato posta su pietre a formare una tavola o un altare per i sacrifici.In Sicilia a quattro chilometri da Pietraperzia la piramide di Cerumbelle; una costruzione dalla struttura imponente, con quattro rampe di scalini e altari sacrificali nella parte alta; costituita da pietre di grande dimensione, ben lavorate e saldamente incastonate; in complesso un pregevole e preciso lavoro costruttivo.Una piramide tedesca è conosciuta come "Cumulo di Barnenez" ed è costituita da pietre intagliate; fino ad ora era considerata la più grande costruzione megalitica europea.A Silbury Hill esiste una collina considerata da sempre una piramide e che possiede anche la stessa inclinazione della Grande Piramide egizia.Inoltre, intorno a Sebastopoli, sono state scoperte fortuitamente ben 37 piramidi completamente interrate.Uno strano gioco del destino rivela il segreto nel corso di ricerche idriche dirette dal capitano di vascello a riposo Vitalij Anatoljevic Gokh, esperto di scienze tecniche e rilevazioni sotterranee, inventore di un dispositivo utile nell’individuazione di sorgenti d’acqua, ex insegnante alla scuola d’ingegneria, dove aveva il compito di preparare gli ufficiali dei sommergibili nucleari.I ricercatori si sono imbattuti in una estesa superficie levigata di pietra calcarea. Penetrati all’interno hanno trovato strutture a cupola e strane lastre triangolari. Nelle giunture fra i blocchi di pietra vi sono tracce di malta. Nei dintorni, un tratto di cinquanta chilometri fra Foros e Khersones, sono state rinvenute altre sei piramidi interrate allineate lungo la costa del Mar Nero; con la prima formano un rombo quasi regolare e risultano tutte allineate come quelle egiziane e colombiane.Territori un tempo sotto il dominio degli Illiri, o di una antica civiltà che 12.000 anni fa si era insediata in tutto quel territorio e probabilmente aveva costruito piramidi un po’ dovunque.Gli scavi si protrarranno fino ad Ottobre e per quella data, Semir Osmanagic, ci rivelerà qualcosa che ci obbligherà a modificare la nostra storia.P.S.: Nel nord est della Bosnia Erzegovina vicino a Banja Luka sono state rinvenute sfere di pietra levigate usate a volte nelle fondamenta delle case; nel villaggio di Trn hanno un diametro di circa quaranta centimetri. Una sfera tagliata nel mezzo ha un diametro di un metro. Nel villaggio di Teocak ne sono state rinvenute ben otto geometricamente sferiche ma non perfettamente levigate come quelle di Trn. Sono di granito e provviste di alcuni fori sulla superficie. La più grande pietra sferica è stata trovata a Slatiwa, ma non completamente finita. Ricordano quelle trovate in Costa Rica.Il mistero s’infittisce.

da edicolaweb.net

OLIMPIADI: MACCHINA DI ANTIKITERA ERA UN 'COMPUTER'


(AGI) - Londra, 31 lug. - La macchina di Antikitera altro non sarebbe che un complicatissimo congegno messo a punto per definire la data di inizio, nell'antica Grecia, delle Olimpiadi. A svelare l'arcano, uno dei piu' affascinanti misteri dell'archeologia contemporanea un gruppo di ricercatori guidati da Tony Freeth, dell'Antikythera Mechanism Research Project che hanno descritto i risultati delle loro ricerche sulla rivista Nature. I ricercatori spiegano che la macchina altro non e' che un complicatissimo congegno studiato per capire quando sarebbero avvenute le Olimpiadi, evento centrale della cultura greca antica. Questa manifestazione avveniva infatti, come oggi, ogni 4 anni. Le gare iniziavano la prima luna piena antecedente il solstizio d'estate. Cosi' per esser certi di non sbagliar la data gli antichi greci hanno realizzato questo meccanismo che doveva tener conto in maniera simultanea del movimento del Sole, della Luna e della Terra. Fatto questo che ha determinato la complessita' di questa straordinaria macchina. Per riuscire a decifrare il mistero e' stato indispensabile l'ausilio di una macchiana a raggi X combinata con una per immagini che ha permesso di rendere l'interno della Macchina in tre dimensioni. Questo ha permesso agli scienziati di leggere le iscrizioni che si trovavano sugli ingranaggi interni della macchina e, quindi di decifrarne il significato. (AGI)

SCOPERTO IN GRECIA L'IPPODROMO DI NERONE "OLIMPICO"


Grazie a sofisticate apparecchiature radar, due archeologi tedeschi sono riusciti a individuare l'Ippodromo di Olimpia, sede dall'VIII secolo avanti Cristo dei Giochi dell'Antichita': era la struttura piu' imponente tra quelle dove si disputavano le gare, e tra gli altri laureo' campione olimpico il famigerato imperatore Nerone. Se ne erano perse le tracce da oltre 1.600 anni, cioe' da quando nel 393 dopo Cristo l'imperatore romano Teodosio I, fervente cristiano, proibi' l'Olimpiade considerandola alla stregua di una mera festa pagana. La scoperta e' stata annunciata dal capo spedizione, Norbert Mueller dell'Universita' di Magonza 'Johann von Gutenberg', che dallo scorso maggio insieme al collega Reinhard Senff, dell'Istituto Archeologico Germanico di Atene, stava sondando la piana di Olimpia servendosi per la prima volta del sistema delle prospezioni geo-magnetiche. Una volta raccolti i dati, sono stati confrontati con le testimonianze e le descrizioni risalenti all'antichita'; corrispondevano: in particolare con quanto narrato dallo scrittore ed esploratore greco Pausania il Periegete, il quale nel II secolo dopo Cristo indico' l'ubicazione della pista ippica, situata verso est rispetto al Santuario Olimpico, e ne illustro' le caratteristiche: dalla forma rettangolare dell'impianto alla pista lunga un chilometro in tutto, dagli insoliti meccanismi utilizzati per dare il via alla brusca curva cieca che gli stessi concorrenti dell'epoca consideravano pericolosissima, e che tante vittime miete' tra aurighi e cavalli. Non si fece pero' male, anzi, il piu' famoso tra gli 'atleti' che vi si cimentarono, conquistando la corona d'alloro del vincitore. Appunto Nerone il quale nel 67 dopo Cristo, due anni dopo aver fatto incendiare Roma, partecipo' alla corsa dei cocchi a quattro tiri, e vi s'impose. Peccato che, fedele alla sua fama, Nerone non avesse esitato a barare: corruppe infatti gli organizzatori dei Giochi per otternerne un rinvio di due anni, in modo che coincidessero con la sua solenne visita nelle colonie della Grecia; ottenne inoltre di potersi servire non di quattro ma di ben dieci destrieri, ed ebbe assegnata la vittoria malgrado non fosse riuscito a reggersi in equilibrio e fosse stato sbalzato fuori dal proprio cocchio. La localizzazione del leggendario Ippodromo olimpico era uno dei grandi misteri da cui ancora era circondata la citta' che per prima ospito' i Giochi: dal 1875 avevano provato in tanti a trovarlo, fallendo tuttavia perche' il tracciato era occultato in profondita' nel terreno, sepolto sotto a diversi metri di limo nella pianura alluvionale solcata tuttora dalle acque del mitico fiume Alfeo, il maggiore del Peloponneso. Ci sono riusciti adesso i due ricercatori venuti dalla Germania: non potevano fornire migliore viatico agli imminenti Giochi Estivi di Pechino 2008, la XXIX Olimpiade dell'Era Moderna. Un viatico del quale si sente il bisogno. - Atene, 22 luglio

Scoperta archeologica nel Castello Superiore di Attimis. Spunta il sigillo dell'imperatore.

Il ritrovamento durante la campagna di scavi. Il reperto in oro bianco appartiene all’imperatore bizantino Alessio I Comneno. Buora: «È l’unico rinvenuto in tutta Europa»Eccezionale scoperta ad Attimis in occasione dell'undicesima campagna di scavo eseguita dalla Società friulana di archeologia di Udine nell'antico sito del Castello Superiore. Nel cuore più verde delle colline della Val Malina, che già hanno restituito stupefacenti reperti di enorme rilevanza storica (basta citare l'accampamento goto sulla vicina altura di San Giorgio, unico in regione e in tutto il nord Italia, al centro di una recente mostra) è venuto alla luce un sigillo in oro bianco realizzato alla corte dell'imperatore bizantino di Costantinopoli, Alessio I Comneno. «Una scoperta eccezionale - ha commentato sul posto il direttore dei Civici musei di Udine, Maurizio Buora - Si tratta infatti dell'unico sigillo di questo tipo rinvenuto in scavo in tutta l'Europa. Purtroppo il documento collegato al sigillo è andato perduto». Del destinatario di quello che pare essere stato a tutti gli effetti un titolo nobiliare si conosce però il nome. Si tratterebbe di Corrado I d'Attimis, cavaliere che abitò nel Castello Superiore di Attimis appunto, insieme a un gruppo militare posto a presidio della zona. Il suo nome era già noto nella zona di Cividale e in quella di Aquileia come persona potente e dagli incarichi di rilievo.Corrado fece parte di una delle prime spedizioni per la liberazione della Terra Santa, in una sorta di pre-crociata. È allora che si distinse per meriti agli occhi dell'imperatore Alessio I (vissuto tra il 1081 e il 1118); fu proprio il regnante che lo onorò con la consegna del prezioso documento, pergamena cui appose il sigillo trovato ad Attimis. Il reperto, in ottimo stato di conservazione (privo unicamente di una piccola cordina), raffigura da un lato un Dio Padre con nimbo e con i simboli del suo potere (il bastone, al pari dei patriarchi di Aquileia, e il globo con la croce svettante), dall'altro lo stesso imperatore dell'Impero Romano d'Oriente raffigurato invece con accanto la scritta identificatoria in greco: "Alexio Despote", dove despote non va letto nell'accezione di tiranno, ma in quella di regnante, condottiero o cesare. Il sigillo è stato rinvenuto in un locale integro annesso al Palazzo centrale (che ha subito una ricostruzione negli anni '70): si tratta della fucina di un fabbro che ha restituito proprio ieri mattina un altro piccolo tesoro messo in luce da Luigi, uno degli studenti impegnati nella ricerca. Il giovane ha rinvenuto infatti una moneta di bronzo. Sono stati scoperti, infine, piccoli pesi, resti di ciotole per pasto, resti di ossa animale, un sonaglio in bronzo, dadi da gioco ed elementi di una collana per ornamento.
Paola Treppo
26 LUGLIO 2008, IL GAZZETTINO

Stele precristiana con iscrizioni su resurrezione



Un stele di pietra chiara, alta un metro, proveniente dal mar Morto con iscrizioni in ebraico e, soprattutto, datata dagli studiosi qualche decennio prima della nascita' di Gesu' sta alimentando nuove polemiche tra gli archeologici e i biblisti: il testo sembra parlare di "un Messia che resuscitera' tre giorni dopo la sua morte". E' quanto scrive il sito web del New York Times secondo cui se le analisi confermeranno l'autenticita' del manufatto e il contenuto delle 87 righe di testo avremmo la prova che la figura di un messia assimilabile a Cristo faceva gia' parte dell'antica cultura ebraica. La maggior parte del testo, e' una visione dell'apocalisse trasmessa dall'arcangelo Gabriele, basata sul vecchio testamento, specialmente sui racconti dei profeti Daniele, Zaccaria e Haggai, scrive il Nyt.

(AGI) - New York, 6 luglio





Addendum di Aristide Malnati. Di fronte a un reperto d’indubbia complessità esegetica e già foriero di polemiche tra studiosi, appare non inutile proporre semplici considerazione paleografiche ed epigrafiche, visto che per prima cosa siamo in presenza di una stele scritta in una determinata scrittura. Da paleografo greco – ma i principi dell’analisi grafica possono essere applicati a testi in qualsiasi altro alfabeto – mi sento di affermare l’impossibilità di stabilire una datazione sicura al decennio unicamente sulla base di elementi di scrittura. Per i papiri redatti in corsivo, e ancor più per epigrafi scolpite in lettere maiuscole, si è soliti proporre una datazione dell’ampiezza di un secolo; se poi nel testo, come nel caso della stele in questione, vi è la presenza di un personaggio storico, in grado di fornire un elemento di datazione extra- grafico, bisogna pensare che detto testo sia potuto essere vergato in un momento fino a 50- 60 anni successivo al periodo, in cui il personaggio di riferimento è vissuto. Su queste basi nulla vieta che la nostra epigrafe, che si riferirebbe a tal Simone a capo di una rivolta antiromana appena posteriore alla morte di Erode il Grande ( 4 a. C.), sia stata redatta negli anni 50 del I sec. dell’era cristiana; dunque ben dopo che il concetto di Messia fosse stato elaborato con riferimento proprio a Gesù.Anzi in quest’ottica potrebbe rappresentare il tentativo da parte di qualcuno della comunità giudaica di riappropriarsi di una simile idea- cardine e di ricondurla nell’alveo della religione- madre in aperta polemica con il cristianesimo oramai affermato; e così questo sarebbe addirittura un nuovo reperto capace di confermare la formazione della neonata religione e la sua capacità di incidere fin da subito. Impossibile una datazione al decennio solo sulla base della scrittura. E se l’epigrafe risalisse al 50 d.C., sarebbe un segno dell’ascesa cristiana.
(Fonte: Avvenire, 08/07/2008)